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Microclima: igiene e sicurezza Decreto 81/08

Microclima: igiene e sicurezza Decreto  81/08
Nella società moderna l’uomo trascorre quasi sempre più dell’80% della sua giornata in ambienti indoor (mezzi di trasporto, uffici, scuole, case, centri commerciali, etc.); pensare che questo si ripeta quasi tutti i giorni  induce a riflettere sulle condizioni microclimatiche degli ambienti nei quali viviamo.

Per la valutazione dello stress termico occorre determinare il bilancio termico dell’organismo, legato, oltre che ai parametri soggettivi propri dell’individuo, anche a quelli oggettivi che caratterizzano l’ambiente.

Prima di analizzare quali sono gli aspetti ed i parametri microclimatici ambientali da considerare e controllare, è necessario capire come funziona il nostro organismo e quali sono i meccanismi fisiologici che intervengono affinchè venga mantenuta la condizione ideale di equilibrio termico.

La situazione termica dell’organismo può essere schematizzata come un sistema aperto agli scambi di energia verso l’esterno; i sistemi biologici di cui è dotato l’uomo sono in grado di mantenere entro certi limiti la propria condizione di neutralità termica rispetto alle variazioni di temperatura ambientale attraverso l’attivazione di specifici processi di termoregolazione. Per chiarire tale concetto si riporta l’equazione di bilancio termico:  S= M + ƞ + C + R + E.

Tale formula rappresenta la sommatoria dei flussi di calore ed energia tra il corpo umano e l’ambiente esterno dovuti al dispendio metabolico (M), al rendimento meccanico (ƞ), al calore scambiato per convenzione (C), irraggiamento (R) e per evaporazione (E). In particolare ƞ è la percentuale di energia metabolica prodotta trasformata in energia meccanica.

Per ricavare un quadro verosimile della situazione microclimatica all’interno degli ambienti lavorativi è necessario determinare con la massima precisione i valori dei parametri soggettivi, cioè del dispendio metabolico (M), dell’isolamento termico dovuto al vestiario (Clo), e del rendimento meccanico dell’organismo (ƞ), necessari per ottenere risultati realmente descrittivi del fenomeno in esame. Il tipo di attività svolta dal soggetto risulta di fondamentale importanza per la corretta attribuzione del valore M e Clo. Si ricorda che  1 Met(Metabolic unit)=50 kcal/h m² =58,2W/m² ed  1 Clo (Clothing unit)= 0,155 m² °C/W= 0,180 °C h/kcal.

La valutazione dei parametri microclimatici oggettivi dell’ambiente di lavoro avviene mediante la misurazione delle seguenti grandezze fisiche: temperatura (ta), temperatura media radiante (tr), umidità relativa (UR), velocità dell’aria (Va) che vengono misurate attraverso strumentazione dedicata  (Centraline microclimatiche) rispettivamente mediante sonda termometrica, sonda globotermometrica, sonda psicrometrica e anemometrica a filo caldo. Per migliorare le caratteristiche climatiche di un ambiente è dunque necessario intervenire principalmente sulla temperatura e sull’umidità mediante un adeguato sistema di trattamento dell’aria.

Esistono in commercio diversi software per l’elaborazione dei dati microclimatici che naturalmente vanno valutati tenendo conto dei limiti intrinseci dei suddetti indici e del significato reale di ogni parametro misurato. Ad esempio per l’analisi degli ambienti termici moderati si prendono in considerazione gli indici di benessere termico soggettivi Predicted Mean Vote (PMV) e Predictive Percentage of Disatisfaied (PPD) ed i relativi range di riferimento fissati dalla norma UNI EN ISO 7730:2006 “Ergonomia degli ambienti termici. Determinazione analitica e interpretazione del benessere termico mediante il calcolo degli indici PMV e PPD e dei criteri di benessere termico locale.”

Il benessere termico indoor è inoltre assicurato dall’esigenza di un adeguato numero di ricambi d’aria per evitare un eccessivo accumulo di  prodotta dalla respirazione degli occupanti che contribuisce alla percezione negativa dell’ambiente. Elevati livelli di  infatti possono provocare sensazione di stanchezza, mal di testa e sensazione generalizzata di malessere. Per evitare conseguenze legate allo stress termico, tra cui la Sick building syndrome dall’inglese: “sindrome dell’edificio malato”, è necessario agire direttamente sulla ventilazione naturale o forzata dell’ambiente. Quest’ultima richiede il controllo e la corretta manutenzione del sistema di riscaldamento, ventilazione e condizionamento (HVAC).

Si può facilmente comprendere come il risultato microclimatico sia strettamente legato a idonee verifiche tecniche e misurazioni per il controllo del corretto funzionamento dei sistemi di condizionamento/climatizzazione (es. valutazione della portata d’aria in corrispondenza delle bocchette di aerazione del sistema eseguite mediante balometro).

La ventilazione naturale è invece garantita dalla presenza di porte e finestre. La normativa italiana (D.Lgs n.81/08 Allegato IV) si limita a prescrivere nei luoghi di lavoro aria salubre ed in quantità sufficiente. Una stima molto approssimativa in grado di verificare questo tipo di ventilazione viene fornita dal valore del rapporto aerante (RA) ovvero il rapporto tra la superficie apribile delle finestre di un ambiente e la sua area in pianta; i vari regolamenti edilizi solitamente indicano la necessità di adottare un valore di RA compreso tra 1/8 e 1/10 per gli uffici e compreso tra 1/16 e 1/20 per gli ambienti produttivi.

In figura è riportata la Centralina Microclimatica Delta Ohm HD 32.3 per ambienti moderati.