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Bioaerosol e sicurezza sul lavoro

In uno studio Inail viene illustrata una procedura sperimentale per determinare la componente batteriologica presente nelle particelle sospese in aria.

Nei giorni in cui l’Italia e altri paesi del mondo sono alle prese con l’emergenza sanitaria da Coronavirus, la comunità scientifica si interroga anche sull’impatto che le infezioni di natura virale e batterica possono avere sulla salute di alcune tipologie di lavoratori particolarmente esposti ad agenti biologici.

Nel mondo del lavoro, soprattutto in questo periodo, si sta dando maggior rilievo e spazio allo studio delle componenti batteriche presenti nei luoghi di lavoro.

A tal proposito, un documento Inail dal titolo “Procedura sperimentale per la determinazione della componente batterica del materiale particolato”, documento realizzato dal Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (DIT), propone un’analisi di due indicatori per il rilevamento di batteri e spore batteriche aerodisperse.

Innanzitutto, con il concetto di bioaerosol, più volte menzionato nel documento, si fa riferimento a quelle particelle sospese nell’aria che hanno origine biologica, cioè, tossine, microrganismi e batteri biologicamente attivi e che possono portare infezioni, allergie, asma e altre malattie respiratorie.

Alcune categorie di lavoratori, rispetto ad altre, sono particolarmente esposte al rischio di contrarre malattie dell’apparato respiratorio, soprattutto in realtà lavorative come gli impianti del riciclaggio dei rifiuti, aziende zootecniche, industrie alimentari, aziende per la lavorazione delle pelli, ecc.

Per una corretta valutazione dell’esposizione al bioaerosol è appunto necessario campionarlo e caratterizzarlo tramite tecniche idonee di misurazione.

Nel documento viene specificato che “la totalità del bioaerosol presente nel particolato aerodisperso può essere valutata tramite la determinazione della concentrazione di specifici composti chimici, indicatori della presenza di molecole biologiche più complesse”. I due indicatori proposti dal dipartimento sono gli acidi muramico e dipicolinico.

Riguardo le normative tecniche, vengono indicate la UNI EN ISO 14698-1:2004, UNI EN ISO 14698-2:2004, UNI 11108:2004, UNI EN 13098:2019, UNI CEN/TS 16115-1:2011, UNI EN 14031:2005.

Tali norme contengono i principi generali, oltre ai metodi per controllare la biocontaminazione e per valutare e interpretare i dati sia nell’ambiente in generale che nei luoghi di lavoro.

Rif. Prodotti RECOM – campionamento BIOAEROSOL (materiali di consumo associati a pompe di campionamento)

Vedi Materiali Consumabili 

Vedi air-o- cell cassette precaricate per bioaerosol